Più Libri Più Liberi. Omaggio di Neri Marcorè ad Andrea Camilleri

Andrea Camilleri Il giudice Surra

Appuntamento da non perdere alla “Nuvola”, venerdì 8 dicembre in occasione della manifestazione Più libri Più liberi.  Alle 13.30, nella sala Cometa, Neri Marcorè  interpreterà, con una lettura inedita, i racconti di Andrea Camilleri  raccolti e pubblicati recentemente da Sellerio  ne “Il giudice Surra e altre indagini in Sicilia“.  Il reading sarà introdotto da Gaetano Savatteri.

Dalla quarta di copertina

Il giudice Surra. All’indomani dell’Unità d’Italia Efisio Surra, cinquant’anni, viene trasferito da Torino al tribunale di Montelusa. Imperturbabile, coraggioso, dotato di scienza e coscienza, Surra sembra ignorare la Fratellanza, nome che designava allora la mafia. «In un’epoca in cui il magistrato era considerato fratello gemello dei ricchi, questo forestiero onesto vuole solo applicare la legge e si mette al lavoro», come se la mafia non ci fosse «e così facendo, inconsapevolmente l’annullò».

Troppi equivoci. Un incontro casuale tra Bruno, tecnico dei telefoni, e Anna, traduttrice, si trasforma rapidamente in una storia d’amore, spezzata dopo appena due giorni dal feroce omicidio della donna. Bruno temendo di essere accusato del delitto si mette a caccia dell’assassino. Un giallo classico sullo sfondo di una Palermo abitata dalla mafia.

Il medaglione. Il maresciallo dei carabinieri Antonio Brancato di servizio a Belcolle, immaginario paesino che sovrasta Cefalù, si trova a fronteggiare non un delitto, ma una situazione assai pericolosa: il vecchio Ciccino si è barricato nella sua casa di campagna e minaccia di sparare a chiunque si avvicini, prete compreso. È appena rimasto vedovo e ha scoperto nel medaglione che la moglie portava sempre al collo il ritratto di uno sconosciuto e la cosa gli ha fatto perdere la testa. Tocca al maresciallo, autorevole e comprensivo, agire senza indugio.

“Il temporale si stava allontanando.
Fu allora che l’altro temporale, quello che Ciccino era riuscito fino a quel momento a dominare, esplose in un pianto dirotto.  L’omo mise le vrazza sul tavolo, vi appoggiò la testa, lasciò che il suo corpo fosse sconvolto dai singhiozzi mentre un lamento come di vestia ferita gli nisciva dalle labbra.
“Sfogati, sfogati” gli disse il maresciallo. E per pudore scinnì la scala, andò alla porta, si mise a taliare fora”

Da Il medaglione